Sotto questo termine si radunano atteggiamenti e modelli relazionali caratterizzati dalla dipendenza dal partner in modo problematico, sotto varie forme.
Innanzitutto, chi soffre di dipendenza affettiva sta male: vive relazioni faticose, frustranti, insoddisfacenti, dolorose,.. in modo consapevole o inconsapevole.
Chi soffre di dipendenza affettiva vive relazioni asimmetriche con il partner: ne è schiacciato come vittima oppure ne è il salvatore e redentore. Chi subisce giustifica malumori, indifferenza e anche maltrattamenti del partner e mette a rischio la propria salute fisica e mentale e il proprio benessere, illudendosi che dando amore e tempo le cose possano cambiare. Chi si dedica alla salvezza dell’altro, si dimentica del proprio diritto al benessere e dei propri bisogni e trasforma il sentimento d’amore in un annullamento personale a favore dell’altro.
Oppure, chi soffre di dipendenza affettiva non riesce a costruire relazioni: le cerca disperatamente e le trova senza fatica in successione, ma durano poco, a volte pochissimo. L’interesse e la passione svaniscono presto e la prospettiva di eccessiva intimità diventa la principale paura e causa di fuga.
Oppure, chi soffre di dipendenza affettiva è ossessionato da persone non disponibili, o dal sesso senza impegni più profondi o da un modello di uomo o donna che ricorda il primo oggetto d’amore (padre o madre), sia che questo sia stato positivo o negativo.
Scegliere un oggetto d’amore non disponibile consente di proteggersi dalla possibilità concreta di avvicinarsi e mettersi in gioco, perciò la dipendenza è una dipendenza ideale e fantastica, un illusione di sicurezza che alimenta un desiderio senza speranza che lascia la persona incapace di impegnarsi veramente e di scegliere un partner.
Oppure chi soffre di dipendenza affettiva è un ottimo sabotatore, in grado di distruggere tutto non appena ci sia una relazione funzionale ed equilibrata: la felicità, l’intimità, la progettualità fanno troppa paura.
La buona notizia è che dalla dipendenza affettiva si può uscire. Si possono imparare nuovi stili di relazione, si può crescere in consapevolezza ed autostima e si può vivere la propria affettività in modo diverso, più sano, equilibrato, rispettoso e positivo. Si può imparare che amare non è annullamento di sé, ma sviluppo di individualità e accoglienza. Non è dipendenza, né elemosina di attenzioni, ma reciprocità e riconoscimento dei bisogni e del benessere di entrambi.
Come? Psicoterapia individuale, Gruppi di incontro, Terapie di Gruppo, Gruppi AMA di automutuoaiuto, .. Attraverso percorsi che favoriscono il confronto e lo sviluppo di consapevolezza e autonomia.
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